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Virginia Woolf e Vita Sackville-West: un amore

Cari lettori e lettrici, scrittori e scrittrici di questo blog,

 

Dopo le tantissime lettere che ci sono arrivate, crediamo sia arrivato il momento di rendere omaggio alle due donne da cui altre tre donne hanno preso lo spunto per dare vita a questa raccolta epistolare nota come "Scrivi sempre a mezzanotte".

 

Virginia Woolf e Vita Sackville-West.

 

Virginia e Vita si conoscono il 14 dicembre 1922. Entrambe sono sposate, entrambe sono scrittrici, entrambe -seppure in modo diverso (Virginia è borghese, Vita è aristocratica)- appartengono alla classe agiata.

 

Se Virginia non ha bisogno di essere presentata, di Vita dovete sapere, prima di qualsiasi altra cosa, che era una donna libera e che non aveva freni.

Facile, direte, quando sei nata aristocratica. Il che è vero solo per metà, perché una cosa è nascere con dei privilegi, un'altra è non farsi schiacciare dalle maniere e dagli obblighi che questi privilegi impongono.

 

Di Vita sappiamo che non l'ha fatto. Che era esuberante, chiassosa, acuta, curiosa, fiera, vibrante di "vita" e -in un'epoca in cui non era scontato, nemmeno per un'aristocratica- sessualmente libera.

 

Per l'introspettiva, delicata e poetica Virginia, la conoscenza di Vita fu come una crepa su un vetro: subito la scalfì appena e, poco dopo, ridusse in frantumi tutta la sia sicurezza borghese.

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"Ieri sera da Clive ho conosciuto la bella aristocratica Sackville-West. Non un granché per i miei gusti più severi, florida, baffuta, variopinta come un pappagallino, con tutta la disinvolta grazia dell’aristocrazia, ma priva del genio dell’artista. [...] Conosce tutti. Ma io riuscirò mai a conoscerla?” Annota Virginia nel suo diario, quel lontano 14 dicembre 1922.

 

La risposta è nel resto di questa lettera.

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Circa un anno e mezzo dopo il loro primo incontro, Virginia rivoluziona il suo pensiero e razionalizza il sentimento: quello che prova per Vita è, senza ombra di dubbio, Amore.

"Quasi fossi una bambina, penso che se tu fossi qui io sarei felice."

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Un amore che è fisico, platonico, mentale, intellettuale, spirituale, geloso, carnale, malizioso, libero e liberatorio, competitivo, idealizzato, rivoluzionario, rivelatore, privato e universale e che è il carburante che infiamma le menti creative delle due donne.

Un amore che è l'Amore e che non ha niente a che fare con quel riconoscimento di stima e sentimento di affetto che entrambe provano per i rispettivi mariti.

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Quella donna variopinta, spirito libero, madre di due figli, bisessuale e "priva del genio dell'artista" è riuscita alla fine mandare in frantumi il vetro di resistenza di Virginia e a spalancare la finestra. 

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Di questo amore artistico rimangono due cose: la prima è "Orlando", il romanzo di Virginia, la cui androgina protagonista è liberamente ispirata a Vita.

La seconda è la raccolta delle oltre 100 lettere che le due donne si scambiano in un "attimo" che dura quasi 20 anni (1924 - 1941), durante i quali si avvicinano, si allontanano e si avvicinano di più, fino a quando Virginia, stremata dalla guerra che sta combattendo contro se stessa, si toglie la vita tra le acque del fiume Ouse, quel fatidico 28 marzo 1941 che è rimasto scritto nella storia della letteratura. 

 

Questa raccolta è stata tradotta e pubblicata da Donzelli (2019) con il titolo "Scrivi sempre a mezzanotte - Lettere d'amore e di desiderio" e anche il titolo di questo libro è tratto, come quello del nostro blog, dalla citazione di una di queste lettere, con la quale Vita invita Virginia a scrivere sotto la luna, perché in quel momento il suo cuore è più propenso a "liquefarsi".

 

Per concludere questo intermezzo letterario, vi lasciamo con una delle citazioni più belle tratte da queste epistole e restituiamo voce, spazio e tempo a una scrittrice, donna e amante, che la storia ha fatto scivolare in secondo piano: Vita Sackville-West.

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"Sono ridotta a una cosa che desidera Virginia. Stanotte avevo composto per te una lettera bellissima, nelle ore insonni, piene di incubi, ma è tutta sparita: mi manchi e basta, in un modo piuttosto semplice, disperato, umano.

Tu, con tutte le tue lettere non mute, non scriveresti mai una frase elementare come questa; forse non la sentiresti nemmeno. Tuttavia credo che ti accorgerai di un piccolo vuoto. Ma lo rivestiresti di una frase tanto squisita che perderebbe un po’ della sua realtà.

Mi manchi più di quanto potessi credere; ed ero preparata a sentire la tua mancanza, parecchio. Così, in verità, questa lettera è solo un grido di dolore".

 

Barbara, per il Team di SSAM

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