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Un'altra avventura

Monte Sant’Angelo, 15 aprile 2020​

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Cara me stessa,

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quanto può essere disorientante e allo stesso tempo sicura e familiare una voce? Non è magia, ma sembra.

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Ricordi… già, questo è di certo uno dei tuoi verbi preferiti. Pensieri ingarbugliati che si alternano e scorrono a fiotti nel tuo cervello, quasi come un piccolo caos, un piccolo cosmo contenuto in una scatola cranica. Ossa, pelle, neuroni… sta tutto lì.

Ma non divagare come tuo solito.

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Dicevo, ricordi quelle sere primaverili cariche di elettricità? Pioggia, dopo molti giorni a secco, rimaneva sospesa nell’aria. Il vento ti sollevava i capelli e smuoveva la terra, si infilava sotto le saracinesche dei garage, un grosso serpente strisciante e sibilante. Si avvertiva la tempesta imminente. L’ombra del tuo ombrello, tremolante alla luce dei lampioni. Era come se da un momento all’altro ti saresti ritrovata in uno dei tuoi libri fantasy preferiti, ad affrontare chissà quale pericoloso mostro giunto al calar della notte.

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E sognavi… sognavi di stringerti forte a qualcuno, per non rimaner da sola in balia del temporale. Ma poi, camminando,  ti si formava un solco lungo il viso, come una specie di sorriso. Da lontano riuscivi a sentire le risate dei tuoi amici, al ballo di fine anno o di corsa per i corridoi alle medie. Seduti sulle panchine a rubarsi patatine o in riva al mare a scattare foto.

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Dalla musica a palla alle passeggiate da sola è un attimo. E cosi ti ritrovi sulla strada, ad ammirar la luna che ti accompagna a casa insieme alle cuffiette e al profumo d’autunno. E ai ricordi. Quelli non mancano mai.

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Sempre sul filo del rasoio tu. Da una parte la serenità e la promessa fiorente del presente, dall’altra l’intensa e malinconica lacrima del passato che scende calda sulla guancia. E come un senso di nausea, o di vertigine ti prende alla gola e quasi ti fa vomitare. Prima eri tu, poi non più. E chi sei allora? E perché continui a pensarci?

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Sai è che hai paura di cambiare in fondo ed è per questo che lo fai continuamente, per metterti costantemente alla prova, per valutare la tua capacità di scegliere, di affrontare le situazioni, in modo da prepararti, per farti trovare pronta. Ma non si è mai pronti lo sai.

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Tuttavia, basta anche soltanto una canzone. Una melodia che non ascolti da tanto tempo e che ti tiene sempre a mente che questa è la tua vita, che non sei sola, che sei felice di farne parte. Ti ricorda che in fondo rimani sempre quella bambina terrorizzata dal non riuscire a dormire la notte e dalla noia che ne sarebbe conseguita, che andava nel bagno e iniziava a tremare fino a non reggersi più sulle gambe.

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La ragazzina che si sedeva per terra in un bosco e rimaneva lì a respirare, fino a piangere, per liberarsi e continuare a respirare. Quella che volava sull’altalena. Quella che tanto spesso si osserva dall’esterno e si giudica aspramente, ma poi rammenta che la gentilezza, anche verso se stessi, può dare gioia.

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La ragazza che come colonna sonora ascolta il suono della chitarra di un suo amico, le parole scritte in un libro di poesie, le ore perse a lamentarsi del liceo da cui in fin dei conti sa di non voler scappare, perché poi lo rimpiangerà. Peter Pan, che aveva così tanta paura di un bacio.

Le stelle, il freddo, la gente, l’estate…

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La magia esiste. Basta solo crederci e si può arrivare a vederla dovunque.

Cara me stessa, io non so dove ti porterà quest’altra avventura, in cui di sicuro ti butterai a capofitto impaziente, perché fai sempre così. Non lo so, ma voglio che tu tieni sempre bene a mente chi sei e le persone a cui vuoi bene e che ricambiano. E fidati, qualsiasi cosa farai, sarà anche meglio di una favola.

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Una Giulia piena di dubbi, di sorrisi, di ricordi, di speranze

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