There's a light that never goes out
Ciao amore mio,
oggi è l’undici aprile. Tra esattamente un mese festeggeremo sei anni di storia. Una storia iniziata dicendoci: “vediamo come va”.
Tu, provato da una lunga storia precedente, provato dalla vita che ti ha portato via troppo presto la tua adorata mamma, tu cerebrale fino al midollo. Ed io, un’anima inquieta che non riusciva a stare per più di un anno nello stesso posto. Io che pensavo nessuno sarebbe mai riuscito ad amarmi e rimanere. Io, con la testa perennemente fra le nuvole.
Eppure eccoci ancora qui, sei anni dopo che continuiamo a trovare sempre il modo di incastrare le nostre diversità, eccoci qui con un mutuo da pagare, una casa da finire e un po’ di sogni nel cassetto da realizzare insieme.
Ti scrivo oggi, perché un anno fa a quest’ora eravamo su un aereo di ritorno da un mini-viaggio a Palermo e se ci avessero detto che un anno dopo saremmo stati divisi da una pandemia globale, probabilmente ci saremmo guardati in quel modo tutto nostro: tu avresti sbuffato ed io sarei scoppiata a ridere. E invece siamo qui, un anno dopo a vederci tramite lo schermo dei nostri telefoni, noi che in sei anni siamo stati al massimo due giorni senza vederci.
Le prime settimane sono state quasi terapeutiche a dire il vero, perché dopo il primo attimo di smarrimento, panico, paura, rabbia e dubbio ho riscoperto tutta la forza e la veridicità del mio sentimento per te. Ti amo così tanto.
Ti amo come amo la prima riga della prima pagina del mio libro preferito, come amo l’odore dei panni stesi ad asciugare nei pomeriggi primaverili. Ti amo come amo l’odore dell’erba appena tagliata, come amo i tramonti. E forse qualcuno potrebbe sorridere, perché accostarti ai panni stesi o all’erba appena tagliata può sembrare superficiale, ma così non è. Perché queste cose mi riportano a ricordi lontani che porto gelosamente nel cuore e potevano essere accostati solo a te.
L’amore della mia vita, l’uomo dei miei giorni. Quello che spero di avere vicino oggi, domani, sempre, oltre.