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Si torna a scrivere

Quando penso alla mia amica d’infanzia, di quell’infanzia profonda, non posso fare altro che sorridere, perché la sua immagine mi è tanto nitida, che voglio proprio raccontarvi di lei.

 

Capelli lunghi, mossi, castano scuro, che non stavano mai dove dovevano stare, la spazzola si vede non le era amica. Un faccino piccolo, smunto poco abbronzato e due occhi grandi marroni, che parlavano. Bocca rosa e un sorriso da bamboletta.

 

Un po’ timida, anzi non un po’, direi tanto, arrossiva se qualcuno la metteva sotto.

Ricordo che  abbiamo consumato la suola dei nostri mocassini, nei giardini vicino casa. Un giorno mentre giocavamo a rincorrerci, uno, uno solo dei suoi mocassini è volato di sotto. Ha iniziato a correre a grillo zoppo, fino a quando non è arrivata dalla sua mamma, alla quale ha dovuto dire……ho perso una scarpa……ma come si fa a perdere una scarpa??

 

Oggi ci rido, ma la sua mamma non è stata tanto dolce, l’ha spedita da sola a cercarla.

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Ricordo poi la casa di Moneglia, con una terrazza molto grande, e sotto questa una rimessaggio per barche. Abbiamo trascorso un pomeriggio per disegnare una mappa del tesoro, l’abbiamo fasciata, abbiamo aggiunto qualche vecchia collana e chiusa in un oblo, mi pareva di aver fatto una cosa speciale, unica, inimitabile.

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Oggi siamo donne che lavorano, mamme, e ancora ci confidiamo, ci incoraggiamo, ci aiutiamo, proprio come allora, con la testa piena di pensieri, con il cuore strappato e soprattutto con tanti capelli bianchi in più.

Ti voglio bene guzze

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