Primavera appassita
Siamo bombardati di notizie a destra e manca, siamo sbattuti da una parte e dall'altra; divoriamo notizie, non badiamo alle fonti, alla veridicità dei contenuti perché cerchiamo in ogni modo di aggrapparci a qualche parola di speranza.
Questa primavera fragile, già appassita dal ritorno di giornate fredde e invernali sembra essere lo specchio della nostra vita, così delicata oggi da definirla sopravvivenza.
Se prima pensavi di essere un piccolo granello nel mondo ora ti senti un piccolo granello nell'universo.
Stiamo assistendo a fenomeni naturali incredibili e straordinari.
L'arrivo di un virus che ha spazzato via vite umane e ha reso le strade silenziose, le spiagge e i parchi deserti.
Dalì o De Chirico se fossero vissuti ai nostri tempi sarebbero riusciti a creare perfettamente questa atmosfera surreale e "distorta" dalla nostra normale visione della realtà.
Allo stesso tempo, sembra che la natura si stia riappropriando della sua natura. Delfini e pesci fanno capolino nelle acque del Canal Grande di Venezia e Cervi, stambecchi e cinghiali escono allo scoperto nei nostri parchi per brulicare.
Non siamo mai stati particolarmente generosi verso la nostra natura e lei ci sta allarmando con ogni mezzo possibile e si sta appropriando di ciò che le appartiene.
Spesso in questo periodo di quarantena sogno l'estate, l'odore dell'erba, del mare e della crema sulla pelle salata e non vedo l'ora che arrivi quel momento di libertà e di gioia. Ma poi provo inquietudine e non voglio l'inquinamento e le strade trafficate con il via vai di gente non curante.
Nonostante la rabbia nei confronti di noi stessi, non mi sono mai sentita così parte di un gruppo come in questo periodo, questa enorme famiglia che è il genere umano.