Perla Nera
Non molti anni fa c'era un ragazzo che veniva da un paese lontano.
Era arrivato in una città di un paese di cui non conosceva la lingua, era piccolo ma non era mai stato un bambino. Per molto tempo credeva di avere qualcosa di appariscente addosso, perchè appena usciva dalla casa dove aveva trovato calore tutti lo guardavano. Voleva sapere e cercò di capire presto la nuova lingua, le nuove abitudini, i gusti, gli alberi e le cose che tutti mangiavano anche se non sapeva se per lui fosse buono.
Voleva essere come gli altri.
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Rapidamente crebbe, diventò sempre più al centro di mille sguardi, tutti volevano sapere, come avere qualcosa che lui nemmeno sapeva di avere.
Si trovò a fare una scuola più difficile, ad essere spinto per quella sua forma allungata verso uno sport che tutti gli dicevano essere perfetto per lui. Non appena il pallone gli finiva in mano le urla diventavano più forti, ogni suo movimento che fosse di piede o di penna era oggetto di commento.
Poi un giorno scivolò.
Tutti risero di lui, gli dissero che doveva rimettersi perchè era parte della squadra, della scuola, del gruppo e nei suoi centimetri c'erano le aspettative di sogni e speranze di chi voleva essere lui.
Un dottore gli disse che doveva fare riabilitazione in acqua ma lui non capì, il mare era lontano, lo aveva visto nelle vacanze d'estate.
Venne portato in piscina, entrando gli fece paura, era una scatola dove tutto risuonava ancora più forte, sentì le parole dei tanti che chiedevano a lui di essere una parte dei loro sogni. Mise quella strana cuffia che gli tirò i capelli e la mascherina stretta. Si sentì stupido ma entrò in acqua come gli era stato detto si trovò sul fondo e improvvisamente sentì un suono tondo, un suono vorticoso poi di nuovo tondo. Mise fuori la testa per respirare e le voci delle vite degli altri erano più leggere. Allora andò di nuovo sott'acqua seguendo la linea nera come i suoi occhi, sfiorandola col corpo, fino alla fine. Si sentiva euforico.
Capì che quel suono tondo era il suo cuore, che quel suono vorticoso era il suo respiro.
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Non volle più tornare a giocare a quel gioco perfetto, neppure ad essere guardato. Restò in acqua, trovò un allenatore che per parlare con lui si inginocchiava e sussurrava, guardandolo negli occhi.
Non era il più veloce, ma nessuno stava così tanto tempo sotto l'acqua come lui.
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Gli dissero che lui aveva la pelle dei pescatori di perle e ne tenne una nera al collo e si sentiva felice.
Non vinse mai le gare importanti, ma lì - tra blu e rumore tondo - non sapeva più se lui era ragazzo o era acqua.
Non era una parte di un gruppo ma sentiva se stesso.
E dimenticò di guardarsi.
Quando divenne adulto gli chiesero perchè gli piacesse nuotare, lui, che aveva la statura del campione di basket, disse "non lo so, ma in acqua ascolto il mio cuore".