Lettera di Guglielmo
alla sua bella
22 marzo 2020
Ti chiedo perdono, mia bella, se ti scrivo solo adesso, ma mi sono, per qualche assurdo motivo, perso in me stesso.
Sono solo in casa, a tenermi compagnia un vecchio televisore ed i miei cari libri, compagni di vecchie avventure. Affacciandomi alla finestra vedo solo l’asfalto muto, ogni tanto una ragazza con il proprio cagnolino fare quattro passi, ma ti dico proprio quattro eh!
Una situazione insolita, mia bella, davvero mai vista prima, non qui almeno! Ma adesso la smetto, non ti scrivo per lamentarmi, suvvia. Scrivo queste parole per sapere se, quando ti capita di guardare quel tuo dolce viso, di accarezzarti quei capelli sempre fuori posto ma dello stesso colore dei raggi dei sole, se quando ti capita di incontrare i tuoi occhi color miele, tu, mia bella, ti senti
ancora viva. Perché io faccio fatica a stare immobile, a trascorrere queste lunghe giornate senza di te.
Assurdo il destino, or ora che mi ero deciso a confessarti il mio amore, mi sei sfuggita di mano, come fa un nastro dai capelli quando c’è un po’ di vento e non è stato ben legato. Ma qui, mia bella, la situazione è diversa, adesso siamo tutti lontani, anche se ancor vicini con il cuore.
Ma ecco che, proprio quando avrei voluto omaggiarti di una rosa bianca, proprio quando avrei voluto donarti una carezza, simulando un nostro abbraccio, se concesso, che mi dicono di esserti distante. Ma com’è possibile farlo?
Furtivo, imbuco questa lettera, chiedendo a un piccione viaggiatore, stanco per questi turni massacranti, se al posto mio può raggiungere la buca e magari, visto che c’è, con l’ausilio di qualche spicciolo, metterci anche il francobollo!
Oh, mia bella, ti scrivo per sapere di te, di come stai, di come stai vivendo tutto questo, di cosa ti manca e di cosa, invece, ora comprendi meglio di prima.
Ti prometto che ci vedremo presto.
Si, quando questo finirà, io mi dichiarerò, ti leggerò la poesia che proprio stamattina ho concluso, pensando a te!
Con affetto,
Guglielmo.