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Lettera dalla terra

Caro angelo, 

o forse dovrei scrivere fratello, ma sei volato via, e ora la tua vera casa non è più quella in cui abbiamo mosso i primi passi, ma uno spazio etereo, senza coordinate o civico, niente più strade e semafori da rispettare, solo nuvole bianche e soffici dove puoi continuare a riposare come sul tuo divano rivestito di giallo, di tua esclusiva proprietà perché spodestarti sarebbe stato impossibile. Non posso neanche salire su un aereo per raggiungerti o paracadutarmi dal punto più alto per sfiorarti facendomi pizzicare dalla tua barba, ma posso sollevare il viso in qualsiasi punto della terra per localizzarti e farmi sfiorare dal vento che soffia.  Il tempo sembra essersi cristallizzato anche se a volte scorre come un rubinetto tenuto chiuso troppo tempo che straripa all’improvviso, così le mie lacrime, ho maledetto la natura perché credevo mi avesse condannata con troppe ghiandole lacrimali ma il tempo le ha incanalate e ha posto degli argini, anche se ho dovuto armarmi di grandi anfibi gialli per non annegare nel dolore. La pioggia e le lacrime precedono l’arcobaleno, forse ha colori più vivi, ora. 

Mi piacerebbe vedere il sole che tramonta d’estate ai giardinetti, di fronte a te, come da piccoli, quando pedalavamo fino allo sfinimento gareggiando, non mi hai mai fatta vincere, mi ripeto che volevi prepararmi alla vita, alla ruota sgonfia quando hai un appuntamento di lavoro e devi correre più veloce al limite delle capacità o alle opportunità che non ti vengono regalate ma sudate dopo aver scalato una parete rocciosa. Vorrei geo-localizzarti, perché a volte basta solo sapere dove sono le persone che amiamo e non per invadere la tanto agognata privacy ma per sentirsi al sicuro così, sapendo che in qualsiasi momento possiamo raggiungerle, per un abbraccio, per una pacca sulla spalla, come il messaggio universale che le mamme scrivono il venerdì sera “dove sei”, e che declini in una frazione di secondo, visualizzato ore 23:56.

Poi ti senti in colpa, e in fondo sai che finchè non rispondi le mamme vanno in debito di ossigeno.

A volte spererei di essere la protagonista di 1984 di Orwell e che tu vedessi costantemente cosa combino nella mia microscopica esistenza, ti faresti certe risate e potrei ancora sentire il suono della tua risata che tanto mi manca, ti sorprenderesti delle nostre somiglianze che in questi anni si sono solidificate sempre di più e forse non approveresti perché ci potrebbero quasi confondere.

Ma queste somiglianze defibrillano il mio cuore quando le nuvole si addensano sopra la testa. Spero tu stia bene lì dove sei, io me la cavo ma lo sai che non è lo stesso senza te. 

Mi manchi.
 

Melvina 

Tua sorella,

quella sulla terra.

​

P.s Devo proprio dirtelo vincevi solo perché ti lasciavo vincere io.

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