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Lettera anomala

Cara Eli,

 

mi ritrovo qui a scriverti una lettera, nel mezzo della notte.

Le ore notturne sono considerate anomale per scrivere, perché solitamente dedicate al riposo. Fin da quando studiavo, tuttavia, le ho sempre preferite a quelle caotiche del giorno. Trovo che possiedano una suggestione e un'intensità di rara bellezza, a cui posso ben affidare i miei pensieri più intimi e nascosti.

Una lettera si intende indirizzata a chi è lontano – e questa è un'altra anomalia - invece io ti ho sempre con me, soprattutto in questi giorni di quarantena, anomali per definizione.

Eppure, oggi ancora di più, sento il bisogno di scriverti, perché è l'unico modo per poter esprimere spontaneamente quello che ho nel cuore. E scelgo quest'ora perché è quella dove tutto è sospeso, compresa quell'antipatica sensazione di sbagliare sempre tutto: parole, modi e tempi. Quando eri piccola, non mi comprendevi a pieno; in questo momento, in cui ti stai affacciando all'adolescenza, sei persino restia ad ascoltarmi, se non con grottesche smorfie di fastidio.

Ti sfioro la guancia con un bacio, sperando che le acque in cui navigherai siano sempre tranquille e con il vento a favore.

E intanto, mi fermo a contemplare la meravigliosa donna che stai diventando. Solo ora, quando tutti i suoni e le voci della giornata si attenuano, posso sussurrarti – così che per te rimarranno parole sospese tra il sonno e la veglia, confuse fra le pieghe dei sogni che ti accompagneranno al risveglio - che tu sei e sarai, sempre, la mia cosa più preziosa.

 

La tua mamma

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