Lettera ad una grande amica
Cara Anna,
Ti scrivo, anche se non mi conosci, per parlarti un po’ del mondo, quello stesso mondo a cui tu hai disperatamente cercato di aggrapparti con tutte le tue forze, ma che poi hai lasciato andare.
Sai, non si sta tanto male. Ci sono un sacco di cose meravigliose che tu non hai potuto conoscere.
Il mondo moderno è pieno di novità. Solo una cosa non è cambiata: l’uomo. Mi spiace darti una così brutta notizia, so quanto tu sperassi che un giorno gli uomini sarebbero cambiati. Che la storia sarebbe cambiata. Beh, bambina mia, la storia non cambierà mai.
Ti scrivo per dirti che noi due abbiamo qualcosa in comune: entrambe abbiamo vissuto gli orrori della guerra. La guerra. Ricordi com’era vivere in guerra, Anna? Bisognava stare attenti ed evitare di uscire di casa il più possibile, se non volevi morire. Un vero incubo. E io, ora più che mai, capisco esattamente come tu ti sia sentita. Vedi, cara Anna, il mondo moderno non è molto diverso da quello in cui sei vissuta tu.
Morte, sofferenza, dolore e guerre lo dilaniano. E anche malattie.
Sai, cara Anna qual è il motivo per cui ti sto scrivendo? È perché in questo momento solo tu puoi capirmi davvero. Tu ha vissuto la seconda guerra mondiale. Io sto vivendo la terza. Non è una guerra come quella che tu hai conosciuto: non ci sono aerei bombardieri che sorvolano le città; non ci sono soldati per le strade; non si sentono spari nelle vie dei paesi; le persone non vengono prelevate a forza dalle loro case per essere portate in luoghi di morte. Eppure la gente ha paura, molta paura. Perché il nostro nemico è diverso dal tuo. È un nemico sconosciuto, molto pericoloso a cui quasi nessuno riesce a sfuggire. È un nemico con un nome da laboratorio che si nasconde dietro ad un bacio o un abbraccio e in ogni cosa che tocchiamo. È un nemico non umano, quindi apparentemente invincibile, che miete migliaia di vittime al giorno, forse anche di più. Nessuno sa da dove sia arrivato, né perché sia arrivato. I medici non sono preparati, non lo conoscono, non sanno come combatterlo. Fanno quel che possono, lavorando per cercare di salvare le vite di milioni di innocenti.
Ma tutto sembra vano. Siamo stati costretti a rinunciare a molte cose, proprio come hai fatto tu: niente passeggiate per le strade; niente giochi all’esterno con gli amici; niente scuola, niente lavoro. Niente vita. Viviamo come prigionieri nelle nostre abitazioni, aspettando che tutto quest’orrore finisca, pregando, piangendo, divorati dalla paura. Mille pensieri si mescolano nella mente, ma un solo unico, grande desiderio.
Ti sei sentita anche tu così, Anna? Hai anche tu sognato di chiudere gli occhi e svegliarti, e scoprire che in realtà si trattava soltanto di un incubo? Sì, lo hai fatto. L’ho letto nel tuo diario, quello che hai scritto durante il periodo in cui hai vissuto nell’alloggio segreto in Olanda. Il diario che mi ha fatto aprire gli occhi al mondo. Il diario che ti ha tenuta in vita. Hai dovuto affrontare indicibili orrori, ma non ti sei mai data per vinta: hai sempre pensato che, dopo tutto quel buio, alla fine saresti riuscita a vedere la luce. Ma tu non avevi bisogno di vederla, perché era già dentro te. E il tuo diario ne è la prova: grazie alle tue parole, che mi infondono coraggio e speranza, adesso, nel mio momento più buio, io riesco ad andare avanti. Tu mi hai insegnato che per quanto intorno a noi il mondo possa essere miserabile, la luce nel nostro cuore non smetterà mai di splendere se la manteniamo viva. E uno dei migliori modi per farlo è scrivere.
Quindi, grazie, cara Anna, per la preziosa eredità che ci hai lasciato. Grazie per averci insegnato quanto infinitamente più potente possa essere una penna, se paragonata ad un’arma.
Grazie, Anna Frank.
Sei viva, oggi più che mai. E sempre lo sarai.
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Per sempre Tua,
Arianna