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Lettera a noi domani

Rinchiusi in casa, non in un fienile, disperati. In meno di un mese di isolamento abbiamo sistemato il giardino, imbiancato camere, smontato e rimontato mobili, pulito anche in garage, lucidato perfino l'argenteria, consumato tonnellate di farina, imparato a fare palleggi con la carta igienica, scovato foto antiche. Abbiamo perso il senso del tempo, se mai ne avessimo avuto, in giorni che sembravano sempre domenica. Ci siamo adattati a comprare facendo la fila senza imprecare, a spiare il vicino senza mascherina, a denunciare comportamenti irresponsabili, a gridare "al rogo" contro chi non rispettava le regole. Abbiamo imparato ad usare Google classroom, le chat segrete di Messanger, i direct di Instagram, Skype, Facebook, Telegram, fare lezione on line, lavorare in smartworking. Ci siamo addirittura scoperti cristiani, emozionati di fronte al Papa in una piazza vuota. Ci siamo anche convinti di avere una coscienza civile.

Ora finalmente usciamo, convinti che da oggi saremo un popolo migliore. Ora siamo convinti che saremo in grado e pronti a debellare qualsiasi minaccia. Non c'è virus o guerra che tenga: noi siamo più forti. Noi siamo migliori. Allora faremo peggio di quando è cominciato tutto. Adesso potremo riprendere a farci il male che ci facevamo prima, anzi di più. Ora riprenderemo ad essere cattivi con gli altri, più cattivi di prima. Riprenderemo a trattare male gli animali, anzi di più. Riprenderemo a gettare carte in terra e a non fare la differenziata, anzi di più. Le fabbriche riprenderanno a inquinare e sfruttare gli operai, così come le grandi aziende, anzi di più perché in questo periodo hanno perso miliardi. Riprenderemo a costruire case dove non si può non rispettando l'ambiente, anzi di più. Riprenderemo a tradire i nostri compagni appena varcata la porta di casa, perché di una moglie o di un marito non ci si accontenta mai e scopare è un esigenza.

Riprenderemo a fingere di essere felici, di essere benestanti, di essere fedeli, di essere buoni e ci dimenticheremo subito dei morti dietro le nostre spalle. 

Una cosa però l'abbiamo imparata davvero: ora sappiamo fare le videochiamate a quattro su WhatsApp.

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Andrea Frittella

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