Lettera a mia moglie Wendy
Cara moglie,
ti scrivo in quella che sembra la nostra ora più buia e che, come si sa, è sempre quella che precede l’alba.
Nel silenzio la radio trasmette ‘La Gioconda’, Pavarotti canta dal libretto di Arrigo Boito e questa casa che per noi è diventata da giorni un vascello è finalmente ormeggiata a riposo. Ripartirà domani. Ovunque guardo vedo i segni del giorno; la sala è piena di giocattoli, il tavolo sul quale scrivo svanisce sotto quaderni da disegno, pennarelli, peluche e libri, in cucina la pasta di sale si mescola con quella di pane usata per fare la pizza cinese. Questa è una casa di bimbi. Persino l’acquario ormai serve solo da porta bambole e i pesci nuotano chiedendosi chi siano quelle strane persone che li fissano 24/7 dal vetro. Ti ricordi quest’estate quando, insieme ai nostri bimbi, rincorrevamo in auto il tramonto tra le valli dell’Austria e ci dicevamo di aver esaurito la lista dei desideri di cose da fare entro i 40 anni? Beh, non avevamo previsto ‘sopravvivere a una pandemia’ ma direi che tutto sommato ci può stare come punto nella wish list.
Ma c’è una cosa che vorrei scriverti, stanotte. Ci conosciamo da quando eravamo due ragazzini e insieme abbiamo visto il mondo, ci siamo costruiti una casa e poi una famiglia eppure riesci ancora a stupirmi. Ti osservo mentre infaticabile inventi giochi per Sophia e Thomas senza perdere mai le staffe tra nuvole di farina, compiti, disegni, costruzioni e piste per i trenini o quando la sera torno a casa da lavoro e hai tempo per due chiacchiere insieme davanti a una tazza the verde e menta. Ti osservo e mi sento fortunato, fiero e grato di averti al mio fianco e so che, qualunque cosa accada, se ti avrò al mio fianco andrà bene. Siamo stati in grado, in questa notte buia, di guardare in alto alla bellezza delle stelle e di insegnarlo ai nostri bimbi perché c’è Bellezza ovunque si guardi. Abbiamo mostrato loro che non importa quanto sia difficile il viaggio a patto che lo si affronti insieme.
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Andrà tutto bene.