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Lettera a Dante

Caro Dante,

​

Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai a festeggiar la giornata nazionale in tuo ricordo istituita, guardando alle tue sventure come a quelle delle italiche genti, in cerca di cure. 

 

Potrei iniziare così questa lettera, nella speranza di farti cosa gradita e per attirare la tua attenzione. Dopo le giornate di studio forsennato, trascorse in tua compagnia, e le indimenticabili interpretazioni di Roberto Benigni, lungi da me pensare che il tuo viaggio allegorico sarebbe diventato realtà

 

#iorestoacasa è il nuovo limbo. Al suo interno, sono confinata in salute e, per questo motivo, mi ritengo fortunata e grata. Questa fortuna assume ancora più valore nel sapere che i miei cari sono sani e salvi, anche se tremendamente lontani.

 

Dante, l’angoscia mi assale quando penso all’inferno. Lo stanno vivendo tutte le persone tormentate da quel subdolo demone che non voglio nemmeno nominare. Chi cerca di combatterlo, steso in un letto d’ospedale, attaccato al respiratore, senza il conforto della propria famiglia. Per loro e per le anime del limbo, c’è chi in quell’inferno lotta senza sosta, ogni giorno. Non ci sono orari e spesso non ci sono neppure i mezzi: è tutto una continua urgenza nell’emergenza.

 

Stanchezza e speranza solcano il viso di angeli in tuta bianca e si trasformano in gioia incontenibile, quando le anime prigioniere del mostro contagioso sconfiggono il male. Il peggio è passato: li attende un periodo di purgatorio, prima di ricongiungersi finalmente ai loro familiari e ritornare nella case-limbo.   

 

Dalle finestre, dai balconi e sui tetti, c’è chi accende una torcia, recita versi, suona uno strumento, intona canti, prega, dice messa, applaude o sventola bandiere. Tutto questo succede per l’Italia, quella patria che tu, Dante, amavi tanto e di cui denunciavi le divisioni, le ingiustizie, l’avidità e la corruzione.

 

Se vedessi in questo momento l’Italia e gli Italiani, Dante, chissà che cosa penseresti! Forse applaudiresti anche tu al nostro riscoprirci Italiani, a quel senso di unità, colorato di orgoglio, coraggio, intraprendenza e solidarietà che sono parte del nostro patrimonio genetico.

 

Forse ti scaglieresti con un’invettiva contro chi non rispetta le regole e non resta a casa. Chi lo sa!

Di una cosa sono certa, Dante, quando tutto sarà finito, riappropriarci della nostra vita quotidiana ci sembrerà un paradiso e capiremo finalmente che L'amor che move il sole e l'altre stelle era proprio lì, davanti a noi, o meglio lo stavamo vivendo, senza rendercene conto.

 

A presto, Dante!

 

Cristina Viola Bertolino

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