La finestra é aperta
La finestra è la mia unica porta sul mondo.
L’ho spalancata ma ho chiuso le tende: oggi ho bisogno di immaginare. E ‘sempre così nei giorni pieni di pause. Gli occhi chiusi, le orecchie in ascolto, le mani sulla tastiera del computer. Sono le 14:00 dell’8 aprile, fa caldo, sembra estate. Fuori non si sente nulla. Ma forse mi sbaglio. In lontananza il rumore delle stoviglie dopo il pranzo, quelle che cadono a cascata nel lavandino e rompono il silenzio. Mi riporta indietro nel tempo, alle mie estati al mare da ragazzina. Quel rumore era il segnale che con la pancia piena e la pelle bruciata dal sole stava arrivando l’ora della pennichella pomeridiana. Anche lì, in quella casa sul mare, le finestre erano aperte in attesa della brezza di agosto. Si aspettava con ansia il vento, leggero. Muoveva le tende gialle della camera da letto mentre noi, dormendo, combattevamo il caldo dei pomeriggi d’estate. In sottofondo il rumore di un pallone, le risate dei bambini liberi di giocare sul lungomare. Anche adesso li sento, i bambini. Sono chiusi nel cortile, nei due metri per due che separano l’area parcheggio da quella con i cassonetti per la spazzatura. Forse anche loro stanno immaginando il mare oltre il portone di casa. Proprio come me, confondono il canto dei merli con le sirene delle ambulanze che echeggiano oltre la barricata di case e palazzi. Le ambulanze, ancora. Loro non smettono mai di rompere il silenzio. Dicono basta all'immaginazione. Non è il mare, non è estate. È Milano, adesso, in questa strana primavera. Non è fantasia ma è realtà. Se spalanco la tenda lo vedo, è caos nel silenzio. Sa di paura, di sopravvivenza. Per me profuma di speranza.