L'ho scritto alle 19:00
Caro destino o chicchessia,
​
sento di essere stata riposta in un deposito di pace, in un rifugio dove le preoccupazioni iniziano esattamente fuori dalla porta di casa nostra, mia e sua.
In questo periodo è quasi imbarazzante dire ad alta voce che ci si sente privilegiati.
Io ho avuto la fortuna di avere lui e di vivere dei momenti di nullafacenza colmi di immensità, di amicizia, di amore, di abbracci, di bicchieri rotti che scivolano dal bordo della vasca, di balli lenti e balli squilibrati, di pianti, di confessioni, di coccole ossessive, di chiacchiere senza orario, di sfoghi, di cedimenti, di debolezze, di paure, degli ennesimi sorrisi al risveglio e di ore che ci hanno resi immuni al tormento e alla noia o alla semplice “normalità”.
Sembrerebbe il periodo più fermo della mia vita ma lo ricorderò come la volta in cui sono riuscita a custodirmi nel tempo fermandolo e godendo di ogni cosa di te e di noi.
Non è per nulla semplice trascorrere le intere giornate a stretto contatto, cercandosi anche durante il sonno e fra le varie stanze della casa.
Non è semplice, non è banale.
A te che mi rendi libera.
A te che passerei ore, ancora.
Ester