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Ma il tempo è solo un’illusione?

La domanda è tutt’altro che astratta in questi tempi di Covid19 dove stiamo rimettendo in discussione molte certezze della nostra esistenza.

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Anche la dimensione temporale viene più che mai colpita da vicende così pesanti: si ha la sensazione di essere caduti in loop (spazio-temporale) da cui sembra di non poterne uscire più. A maggio facevamo il countdown per poter finalmente riappropriarci della nostra vita “normale” ed eccoci qua, costretti a doverci rintanare nuovamente in casa per scongiurare conseguenze pesantissime.

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E questo disagio interiore, causato da un fatto dirompente come quello che stanno vivendo milioni di persone sul pianeta Terra, io nel mio “piccolo” l’ho già vissuto dieci anni fa.

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Era il novembre 2010 quando una vicenda molto negativa irruppe nella mia vita, mandando all’aria in un attimo quelle poche certezze che mi avevano consentito fino ad allora di vivere serenamente. Una vicenda tanto più devastante perché mise in profonda discussione uno dei capisaldi della mia vita e del mio modo di essere: il valore sacro dell’amicizia. Scoprii nel giro di poche settimane che colui che avevo considerato uno dei miei migliori amici mi aveva letteralmente tradito solo per una questione di vil denaro, compromettendo non solo la mia dignitosa stabilità economica ma anche (e soprattutto) il mio equilibrio psico-fisico.

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Da allora il tempo per me ha assunto veramente un’altra dimensione. All’epoca vivevo in una realtà urbana moderna e iper-dinamica come Milano, dove tutto - anche le attività più piacevoli - viene sistematicamente calendarizzato e scandito da ritmi di vita molto intensi (a volte anche troppo). Dovendo fare i conti (nel senso letterale del termine) con i problemi economici esplosi improvvisamente, con uno stato psicologico letteralmente destabilizzato ed un conseguente squilibrio anche del mio fisico, ogni giorno mi domandavo se avesse avuto un senso aver seguito, in tutti quegli anni della mia vita vissuta fino ad allora (avevo 48 anni), un iter metodico e programmato per raggiungere un mio personale stato di equilibrio e di benessere. In quei momenti sentivo che il tempo per me non aveva più senso, almeno come viene comunemente concepito nella società moderna e che molto spesso “schematizza” la nostra mente e il nostro modo di vivere. Il fatto è che noi tutti siamo “prigionieri” di questo modo di concepire il tempo che oramai è parte integrante della nostra civiltà e allora, soprattutto quando accadono eventi planetari come la pandemia o personali come quello che mi successe 10 anni fa, capisci che veramente tutto è relativo.

 

D’altronde già secoli fa Virgilio aveva perfettamente colto questo aspetto quando nelle “Georgiche” usò la famosa frase “Sed fugit interea fugit irreparabile tempus“ (fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo). Non ha senso tentare di avere il controllo di qualcosa che non esiste (il tempo, appunto) ma, avendo piena consapevolezza della complessità del nostro essere, cercare di trovare il giusto equilibrio che ci permette di essere il più possibile padroni della nostra vita.

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Egomet

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