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Il mio ikigai

Cara me del futuro,

come va? Un po’ stupida come domanda, forse, ma non te lo chiede mai nessuno e so che vorresti portare fuori tutte le emozioni turbolente che ti trapassano. Se posso darti un consiglio, chieditelo tu ogni giorno e datti una risposta sincera, non quel falso e standardizzato “Bene”. Bene che? Cioè, in realtà, spero che la tua risposta sia davvero “bene” e che tu non sia più sola come lo son io ora.

Mi sento così persa. Forse, te lo sei già dimenticato, forse, spero, lo hai superato, ma io ora sto passando un periodo difficile. Ho quasi 23 anni e non so ancora chi voglio essere, che lavoro fare. E la cosa che mi infastidisce è che sembra quasi che un uomo senza un lavoro non sia definito, autodeterminato. Come se non avesse uno scopo, un ikigai. Ti ricordi che vuol dire ikigai? Io l’ho scoperto da poco, mentre cercavo una risposta alle mie domande. È un concetto giapponese che indica lo scopo della vita. Il mio penso che sia creare emozioni o esperienze. Bello, vero? Ma non vuol dire niente. Quindi, nel concreto, qual è la professione più adatta a me?

Sono affogata dai miei pensieri, dai miei dubbi e dalle mie paure. Bloccata nella mia prigione più rigida, fredda e buia, la mia testa, a chiedermi cosa ne sarà di me. Chi sei, cosa fai? Ho sbagliato tutto nella vita, vero?

Spero che tu ora sia in Giappone a chiedere ad un giapponese cosa me ne faccio di queste emozioni che creo. Chi lo sa…

Ti voglio bene. Anche questo non te lo dice mai nessuno. Promettimi che te lo dirai ogni giorno allo specchio.

Fiduciosa,

Lorenza del passato

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