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Freddo e dolore: diario di una quarantena
Faceva anche freddo. Non ci si poteva nemmeno accostare alla finestra.
Il vento soffiava e i teloni con i disegni appesi al balcone riproducevano il movimento del mare di Mergellina.
Ma quel vento non sposava i miei pensieri. Erano immobili e fissi come piombo. Neppure un raggio di sole illuminava le case, lasciava spazio a cumuli di nuvole grige, promettenti pioggia nei prossimi giorni.
L'aria era gelida e la mia fronte no. Temevo di avere la febbre.
Avevo paura. Paura della solitudine, paura della paura, paura di ciò che sarebbe accaduto e del presente stesso.
Nessuno era affacciato alla finestra e quei freddi balconi restavano vuoti, come la mia anima.
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