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Credo in te

Ciao Marty,

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non avrei mai pensato di scriverti dopo la fine della nostra relazione, dovrai scusarmi, ma sentivo il bisogno di farlo.

Non un semplice messaggio sul cellulare oppure una mail, ma una lettera, che non so quando riceverai dato questo periodo di quarantena, forse è anche meglio così.

Sono partito i primi di marzo chiamato a lavorare in una città pesantemente colpita da questo virus, sai come sono, non mi sono mai tirato indietro nelle situazioni d'emergenza, come del resto anche tu, una cosa che avevamo in comune.
Comunque, l'impatto è stato traumatico, nonostante l'esperienza, la voglia di fare, mi sono sentito impotente.
Con tutte queste coperture addosso, tre paglia di guanti, mascherine che ti lasciano segni sul viso, un caldo pazzesco, pregando di essere veramente protetto vestito in questo modo, ho iniziato a lavorare nell'occhio del ciclone.
Nonostante l'impegno dei medici e dei miei colleghi infermieri, ho visto troppe vite spegnersi ingiustamente, ed ogni volta lasciavano un segno, un piccolo frammento della mia stabilità emotiva si rompeva lasciando spazio a sentimenti negativi.
Ho pensato di non farcela.
Mollare tutto e tornarmene a casa.

Ho pianto, anche amaramente.
Il vero motivo per cui ti ho scritto in realtà è perché sono preoccupato, non per me, ma per te.
So per certo che anche tu sarai in azione da qualche parte, perché siamo fatti così, abbiamo studiato per questo, ma questa situazione non è normale, è troppo forte a livello psicologico e noi ci siamo già indeboliti e feriti lasciandoci, siamo più vulnerabili mentalmente.
So che ci siamo detti di non contattarci per nessun motivo, ma ho bisogno di sapere che stai bene e dirti che so quello che puoi provare, ma nonostante tutto, questo virus non vincerà. Ne usciremo, forse devastati, ma ne usciremo, come abbiamo sempre fatto.
Tieni duro, perché sei forte più di quanto immagini.

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Credo in te.

Giorgio

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