Ciao Sofi
Ciao Sofi
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Chissà se capitava anche a te di avere i sensi spenti. Nessuna parola ascoltata con le orecchie può risuonare nel cuore,quando hai i sensi spenti. Nessun volto osservato distrattamente, poi, vuoi guardarlo davvero. Ogni cosa pensata, toccata, provata, ogni pensiero sfiorato...scivola tutto senza lasciare traccia. Questo mi fa pensare che niente abbia la forza di esistere da solo, senza riconoscimento dell'altro. Ecco, tu sei esistita, la gente ti ricorda; io per esempio, ti scrivo ancora. È in questi dettagli che la morte perde di significato. Ciò che si fa presente per me, in questi periodi di sensi monchi, mi sembra non abbia alcun modo d'esistere. Mi immergo nell'unica certezza che in quei momenti so essere vera. Sento solo me. Sorda ad ogni condivisione di percezione, mi ripiego su me stessa e ascolto, provo, tocco me. Nel mio mondo interiore, mi perdo dietro quesiti indecifrabili, certezze inconsistenti, ombre e dubbi che mi rendono edotta di essere, ancora oggi, estranea a me stessa. Nera come l'umore che provo, mi porto dietro una nuvola di insoddisfazione, un'aura tossica che vorrei non diffondere. Quindi mi chiudo, più di prima, in un pugno di sdegno. La certezza con cui tanta gente crede di sapere,perfettamente, chi sia davvero, in passato mi ha resa invidiosa della loro sicura percezione. Oggi, che ritengo di essermi abbondantemente - non troppo - smaliziata, potrei azzardare che la coccarda della perfetta conoscenza di sé, sbandierata da molti, altro non è che il riconoscimento altrui preso come verità assoluta. Molta gente, per non nuotare a certe profondità, ove potrebbe, malauguratamente, annaspare, preferisce sguazzare nella limpida visione che gli attribuisce il prossimo e nella mediocrità del giudizio e delle etichette. Come in uno specchio, certa gente, esiste solo nel riflesso di chi si diletta a voler guardarvi dentro.
Nell'osare guardare lo specchio e non il suo riflesso, ecco, allora, che il castello di carta viene giù con strepitii e capricci e l'osservatore maledetto. Del resto, il camaleonte chissà se lo sa di che colore è.
Ad una vita di facile comprensione, segue poi una scorrevole conduzione della stessa. Facile è trovare l'equilibrio quando nulla ti ha mai urtato. Credi di averlo trovato, in realtà non l'hai mai perso. Prova a trovarlo, invece, quando sei scosso continuamente da un moto interno.