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Caro A.

19/03/2020 – ORE 24.00


Caro A.,


ti desidero, come si desidera l’ombra di un olmo nei giorni di calura estiva a San Rigo, 

come i teatranti di strada, il carro,
come i cappelletti la domenica, dopo una settimana di semi di papavero,
come il piede, un tatuaggio all’accusativo, perché non è soggetto ma complemento oggetto,
come una doccia calda, nei momenti in cui gli umori sono acri, ma pur sempre di fiori.
Ti desidero tanto da diventare rossa, come un ramo del mirtillo americano o come un gelato al gelso,
piccola come una bacca di un giardino pensile, da cui si ammira un paradiso sconosciuto,
come le parole, la virgola che le accarezza.
Ti desidero come un plum-cake, contro la nausea esistenziale,
come un terreno argilloso, che attende le tue mani per essere seminato e diventare orto pieno di tesori,
come ogni gioco di parole, la risata che sgorga intensa e improvvisa.
Ti desidero come un concerto dei Piunz che attende di essere ascoltato,
come un altipiano bolognese che aspetta di essere esplorato,
come Porretta Terme che si prepara ad accogliere lo sposalizio delle talee.
Ti desidero come un lievito che vuole diventare madre,
come un micetto metafisico che spera di giocare sopra un divano nero.
Ti desidero come una tromba che vuole essere suonata, per rallegrare il vicinato,
come una cassa vinta a un concorso, pronta a risuonare la poesia più bella,
come un salvadanaio vecchio, che ancora si augura di essere riempito di sogni,
come un disegno sul vetro, che curioso scruta i colori e si chiede se sarà ultimato,
come dei fili che imparano a tessere trame d’amore,
come un ciclope che in un abbraccio riesce a diventare due.
Ti desidero, come un cappello di paglia, che dal tettuccio dell’auto sulla salita di Narni, vola nel cielo e arriva
a posarsi sul tettuccio d’oro di Innsbruck,
come un’imboscata verso Cala Violina, dove le foglie anticipano il concerto di sabbia e vento,
come un letto che sa di bucato, preparato per ospitare la sacralità del sonno e dell’amore.
Ti desidero, oltre il tempo e lo spazio.
Ti desidero, come un miracolo.
Ti desidero, come un caso.

 


Tua, semperviva, M.

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