Cara Natura là fuori
Cara natura là fuori,
come te la passi? Che mi dici dei papaveri, stanno già fiorendo, tra i campi della Pianura Padana e ai bordi delle strade di città?
E le primule? Sono sbocciate tra l'erba qui dietro casa, delicate e curiose come sono, pioniere della primavera?
Fortunatamente, cara natura là fuori, non ho bisogno della tua risposta per sapere che sì, i campi saranno presto in fiore, le rondini torneranno ad affollare i tuoi cieli e le rane a gracidare nei tuoi prati. Che ci saranno di nuovo le cicale tra le fronde degli ulivi e dopo questo inverno che inverno non è stato, ci sarà una primavera che sarà primavera anche senza che vi sia un uomo a definirla tale.
E' triste, sì, ma non è anche una piccola rivincita, per te, realizzare quanto a tutti noi uomini manchi il profumo della tua terra ora che siamo chiusi nelle celle dei nostri alveari di cemento?
Non è una piccola rivincita, per te, fiorire a dispetto di noi umanità, quando per centinaia di anni siamo fioriti noi, senza tenere conto di te?
Dico la verità, mi manchi, natura là fuori. Mi manchi anche se ho ancora il piacere di attraversarti per andare al lavoro e anche se il balcone è ancora un ottimo punto di osservazione per la meraviglia dei tuoi tramonti e dei tuoi cieli stellati. Mi manca poterti attraversare per caso, perdermi tra i tuoi profumi e lasciare che tu mi meravigli. Perché tu meravigli sempre.
Presto, noi uomini torneremo a grigliare tra tuoi prati, a scalare le tue vette, a nuotare tra i tuoi mari. Molti di noi avranno già dimenticato l'effetto che fa la mancanza dell'aria aperta e dell'odore della pioggia sull'erba. Quello che io spero è che saremo tutti un po' consapevoli della nostra fragilità e, magari, un po' più rispettosi della tua.
A presto, cara natura là fuori,
Barbara