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Ai sogni che non vanno in quarantena

Una volta lessi una frase che mi rimase in mente: "I periodi di merda aiutano a concimare il futuro". Ad oggi sono sempre più convinta che, come affermazione, nella sua banalità abbia un potere espressivo disarmante.

Mi ricorda in musica, i versi di un autorevole De Andrè "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior".

Quindi durante i periodi che sembrano i peggiori si semina in realtà il futuro, o almeno così parrebbe.

Peccato che tra la semina e la raccolta ci sia un lungo tempo da trascorrere, che è quello dell'attesa.

Ed è ció che oggi siamo chiamati a fare "aspettare", unico verbo che ormai non siamo più in grado di coniugare.

Troppo abituati al consumismo più sfrenato, alla logica del tutto e subito, come si fa ad attendere o anche soltanto a concepire un'assurdità come questa?! Significa rimanere incatenati al nulla, incerti sul da farsi, titubanti, all'oscuro di quello che sarà, senza strumenti di previsione e di controllo su tutto ciò che ci circonda. Troppo ostinati e caparbi per mollare la presa pretendiamo di resistere, non rinunciamo a veder frantumarsi tutte le nostre certezze e così soffriamo, ci struggiamo stando male fisicamente e mentalmente.

Ma la soluzione è proprio nella resa, nella resilienza, nell'accettazione profonda della realtà e nell'affidarsi agli eventi.

Bisogna saper perdere per avere qualcosa di nuovo, quando lasciamo andare l'equilibrio avanziamo; quando rinunciamo al vecchio facciamo implicitamente spazio al nuovo.

E ricordiamoci che tutto quello che ha immenso valore merita di essere atteso, immaginato ma soprattutto SOGNATO.

Se pensiamo ad una nuova vita, un bambino non nasce dall'oggi al domani viene concepito e tenuto nel grembo di una madre per ben 9 lunghi mesi.

Durante quei mesi la mamma non può vederlo, ma solo sentirlo, immaginarlo ed è già sufficiente per amarlo.

Il bambino così è nelle sue migliori condizioni per crescere, nascere e con il tempo diventare ciò che è destino che sia.

Quante sono le volte che dobbiamo partorirci da soli in una vita, innumerevoli. E succede quando siamo costretti ad abbandonare ciò che eravamo per diventare ciò che siamo destinati ad essere.

L'evoluzione è sempre figlia del cambiamento.

Non esiste uno stato assoluto di permanenza o stasi siamo costantemente in trasformazione verso la forma più evoluta di noi stessi.

E non perché ora la versione 3.0 non la vediamo non esiste è in realtà già in fase di creazione pronta ad attenderci a modo suo.

Siamo in rinascita e questa implica pazienza e buio.

Il buio necessario a germogliare per vedere la luce con occhi nuovi e diversi; la pazienza per ricostruire le basi.

C'era una filastrocca che adoravo ascoltare da mia madre quando ero piccola, la storia di Chiccolino.

Un nome buffo, ma Chiccolino non è altri che un semplice chicco di grano.

Cosí recitava:

"- Chiccolino dove sei?

- Sotto terra non lo sai?!

- Ma lí sotto non fai nulla?

- Dormo dentro la mia culla.

- E se tanto dormirai Chiccolino che farai?!

- Una spiga metterò e tanti chicchi ti daró".

Che tenerezza ripensarci ora, eppure racchiude il senso vero e profondo dell'esistenza, nei suoi momenti di transizione più complessi.

Quando con una semplice filastrocca ti riuscivano ad insegnare la vita, con un'umanità ed una semplicità disarmante.

Penso che ogni grande cambiamento sia preceduto da un caos creativo che richiede attesa e cura di sè.

È un compito difficile nascere o rinascere ed implica un grande impegno ed uno sforzo immane.

Questo tempo dell'attesa è fecondo per tutti noi, un sano riposo consente di ricaricarci di energia vitale, così che appena si presenterà l'occasione saremo pronti a sbocciare, fiorire sul mondo regalando rinata bellezza e portando alla società forme evolute di benessere e nuovi stili di vita.

Ce lo insegna la primavera ogni volta che segue il rigido inverno, che sembra sempre non finire mai.

Come dicevano i nostri nonni spesso piú saggi di noi: "sotto la neve, pane!". Ebbene sí, perché la neve se pur fredda copre la terra con una coltre di gelo che protegge e riscalda il terreno permettendo così al grano di maturare. Quel seme al buio, al freddo siamo noi e non preoccupiamoci se oggi ci sentiamo isolati, soli siamo nelle condizioni migliori per conoscere meglio noi stessi, capire ció che davvero amiamo e scegliere chi intendiamo essere.

Il dono del tempo, che abbiamo tra le mani è un grande regalo ed un'incredibile opportunità.

Mettiamo in questa presa di consapevolezza tutto il nostro cuore, con cura e dedizione piantiamo radici salde ai nostri valori più autentici, così da avere equilibrio nella vita e far crescere rigogliosi i frutti dei nostri sogni e sacrifici, quelle spighe dorate che domineranno l'orizzonte del nostro avvenire.

 

Ambralinda Baiocchi

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