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Affacciato alla finestra

Cara Erica,

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So che non hai mai visto quello che ogni giorno, quando tiro su le tapparelle, vedo da camera mia. Il paesaggio che mi si apre è il solito fino al quinto piano: un muro intonacato, due finestre laterali e una portafinestra centrale che dà su un terrazzino.

 

Dal sesto le finestre superano l’altezza dell’edificio di fronte e si può osservare il cielo, tetti e la geometria delle vie della periferia. La facciata del palazzo al di là della strada è orientata a nord e di giorno chi abita dietro a quelle tre finestre è costretto a tenere qualche luce accesa.

Le finestre hanno gli infissi in legno lasciato al naturale mentre gli scuri sono verniciati di verde smeraldo. Le mie sono di legno smaltate bianche mentre le tapparelle sono in alluminio, con qualche forellino (ti avevo parlato delle grandinate dello scorso anno).

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Credo che ogni tanto anche agli inquilini di quel secondo piano della palazzina dall'altra parte della strada sfugga uno sguardo verso i miei giochi di tapparelle tirate su o giù a seconda della luce del sole, o ai miei spostamenti notturni dal salotto alla camera da letto (che sono le due stanze che danno sulla via). Hanno un gatto bianco dal pelo lungo simile al tuo che ogni tanto viene fatto uscire sul piccolo terrazzo.

 

Quando piove, come oggi, e non può uscire salta sulla mensola della finestra di destra e agogna, seduto immobile, quei due metri quadrati di impiantito esterno. In quel piano abita un uomo che l’altro giorno ho sentito parlare animosamente in inglese. Credo sia uno scrittore o un giornalista, o perlomeno mi piace pensare così. La finestra di destra si affaccia su un salotto con una libreria a tutta parete e in cui tiene la bici che usava per spostarsi in città; l’ho notato qualche sera fa: scuri aperti, tende scostate, luce accesa.

 

Attraverso quella di sinistra vedo solo un quadro attaccato alla parete. Vive con lui una donna che coltiva sul terrazzino qualche pianta aromatica per la cucina e ranuncoli e ciclamini per lei stessa. Ogni tanto, quando una delle mie orchidee fiorisce la pongo sulla scrivania che ho messo proprio davanti alla finestra della mia camera. Chissà se mai ci avrà fatto caso. Magari le fa piacere guardarle sbocciare, come fa piacere a me che i colori dei suoi fiori rallegrino le pareti ingrigite del suo palazzo.

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È mezzanotte e la via è buia, ma le persiane verdi sono ancora aperte. Ah no, ecco la donna che si affaccia per serrarle.

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Buonanotte amica mia.

Matteo Mangiavacchi

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